2021
STORIA DELLA MIA BIBLIOTECA PRIVATA
RICONOSCIUTA DALLO STATO ITALIANO.
ILLUSTRATA DA DOCUMENTI E IMMAGINI
RACCONTATA E DIFESA CON PASSIONE.
Si è invece imbattuta nella “FABBRICA DELLE PUNIZIONI E DEI SILENZI PSICOLOGICI”,
GESTITA DA RAVENNA FESTIVAL,
a due passi dal Sindaco.
PRELUDIO DEDICATO AI CARI DEVOTISSIMI AMICI DI RAVENNA FESTIVAL.
Se il sovrintendente Antonio De Rosa e altri confratelli non avessero tentato con premura di spedirmi tormentato in ospedale o in una casa di cura grazie ai loro velenosi ‘silenzi psicologici’ tante acque torbide sarebbero rimaste nascoste nei cassetti di famiglia.
Credono forse di essere umani e candidi perché si divertono a infliggere del male ad altri umani con il gioco pernicioso dei SILENZI?
In realtà, se avessero riflettuto con criterio, avrebbero capito al volo che stavano danneggiando fortemente anche RAVENNA FESTIVAL.
N. B. Alcuni avvenimenti che mi riguardano, tutti veri, raccontati con fatica e per necessità in questo sito, sono accompagnati da documenti in mio possesso che ne assicurano l’autenticità. Per altre vicende ho ripescato fonti pubbliche già apparse con enfasi nel mare della stampa, voluti con slancio dai manager di Ravenna con presunzione e ardita aria di sfida. Oggi la loro nuova rilettura appare fortemente sgradita e male accolta dagli stessi fondatori che reagiscono ripagandomi con silenzi perniciosi e con castighi psicofisici dannosi (vedere i paragrafi n. 12, 13, 14).
Ma perché reagiscono ? Perché, SENZA INVENTARE FANTASIE mi impegno a mostrare SUL MIO SITO SCRITTI SCOTTANTI DA LORO STESSI PUBBLICATI A SUO TEMPO CON GIOIA SUI GIORNALI.
N.B. Senza le FRUSTATE PSICOFISICHE scaricate anni fa su chi scrive dall’esaltato dott. Antonio de Rosa individuo mai cercato e mai incontrato, (l’unico “Ci penso io” del divinizzato Ravenna Festival) questo mio sito vero ma indigesto mai l’avrei creato. CHIARO? Lo si sappia in tutto il mondo.
Fin dal 1990 i novelli ‘Grandi’ di Ravenna, hanno fatto i salti mortali per apparire, per vantarsi e per padroneggiare l’Alighieri e le intoccabili e redditizie “vie delle amicizie” grazie al beneficio delle sovvenzioni. Perché ora zittiscono ? PERCHE’ PARLANO PER LORO PUBBLICHE DOCUMENTAZIONI SCRITTE, NON MIE.
Brera mi fè disfecemi Ravenna? Chissà! A Ravenna c’è da aspettarsi di tutto. Leggere il seguito. Grazie.
Sommario.
1 – Inizi e tappe principali.
2 – Uno spartito.
3 – Un grande figlio di Ravenna.
4 – Il mistero ravennate di Montserrat Caballé.
5 – Un Καρνεάδης ravennate due volte animatore di preziose vetrine della Cassa di Ravenna nel 2010.
6 – L’alba di un grande Direttore d’orchestra sotto l’ala del Maggio Musicale Fiorentino
7 – Brera mi fè, disfecemi Ravenna?
8 – L’incoronazione solenne delle Vie dell’Amicizia 2022….
9 – Le nuove regie fuori e dentro Ravenna.
10 – Il Teatro Alighieri, storico gioiello di Ravenna.
11 – La missione in Libano – 15 marzo 2023.
12 – Gli osannati gestori della vita musicale di Ravenna si nutrono felici delle sofferenze da loro stessi provocate. E’ la scuola del clan degli SCHIACCIA CERVELLI.
13 – Caro Signor Sindaco…. a lei non importa nulla, vero?
14 – I «Doni dei Silenzi».
15 – SOVVENZIONI STATALI spiegate dalla voce della Camera dei Deputati – XVI Legislatura. Dal 2022: sovvenzioni private per le Vie dell’amicizia, nuova gestione del M° R. Muti
16 – “Il Muti Festival”.
1 – Inizi e tappe principali.
Fin dai tempi del Liceo–ginnasio (come allora veniva chiamato), interessato com’ero alla raccolta di immagini e oggetti particolari, ho sempre camminato su due percorsi che nel tempo mi hanno condotto a due importanti collezioni: Immagini devozionali e Musica lirica. La svolta che fece conoscere quel materiale tutto speciale a studiosi e ricercatori non ravennati avvenne prima del 1987 anno della creazione della mia biblioteca proposta e sostenuta da entusiastici, noti musicologi. Tra di noi da anni esistevano contatti epistolari.
Di loro ricordo in modo particolare con stima e gratitudine, Edilio Frassoni e Luigi Inzaghi. Fu proprio Inzaghi, stupito e ammirato per i titoli rari o unici che riuscivo a scovare nel mercato antiquario fiorentino (libretti e spartiti d’opera del primo Ottocento da lui cercati invano per tutta Europa) a contattare immediatamente la Biblioteca Braidense di Milano perché si interessasse dei testi e delle stampe musicali in mio possesso, meritevoli di essere catalogate al più presto sul web in Opac Sbn. Sapeva infatti che in quel periodo, su mandato del Ministero per i beni e le attività culturali, l’ente milanese era l’unico in Italia autorizzato a individuare e pubblicare in internet le raccolte musicali delle biblioteche private.
Subito la Braidense rispose, ne chiese i titoli e li elencò in Opac Sbn dando inizio alla nuova biblioteca siglata “RISM: I-RAbriccoli RA0063”.
Lettera della Biblioteca Braidense di Milano
che nel 1987 creò la “Biblioteca privata Filippo Briccoli”.
2 – Uno spartito
L’improvvisa comparsa di questa mia piccola istituzione privata nella vasta biblioteca virtuale Opac Sbn mise subito in atto una richiesta incredibile. Partì dalla Fondazione Rossini di Pesaro, unica custode e promotrice dell’inestimabile produzione musicale del grande compositore. Lieta di aver trovato l’edizione di uno spartito d’opera che non possedeva, la Fondazione ne chiedeva il microfilm da inviare per motivo di studio, alla University of Chicago Center for Italian Opera Studies… (USA). Era evidente che la sua richiesta considerava Ravenna unica città al mondo a possedere il ricercatissimo spartito, almeno fino a quando Pesaro non ne trovò una seconda copia.Tale edizione introvabile da più di un secolo era stata pubblicata a Parigi da Pacini nella seconda decade del XIX secolo.
Scheda OPAC SBN
La dicitura sottolineata di verde mostra che la Biblioteca privata Filippo Briccoli
è stata l’unica a possedere per anni il Corradino, in Italia e all’estero.
Lettera della Fondazione Rossini di Pesaro.
Chiede lo spartito per studiarlo.
Catalogo delle biblioteche d’Italia a cura del Ministero dei Beni culturali.
A destra nel settore che elenca tutte le biblioteche di Ravenna, compare in basso la “Biblioteca privata Filippo Briccoli”.
Sopra di essa spicca l’importante Biblioteca della Casa Matha.
Un altro passo avanti di notorietà della biblioteca avvenne nel 2003, anno in cui comparve elencata anche nel «Catalogo delle biblioteche d’Italia, Emilia-Romagna II, a cura del Ministero per i beni e le attività culturali, Roma ICCU». La si trova citata a pagina 750 del suddetto Catalogo col nuovo titolo “RA 0063 Biblioteca privata Filippo Briccoli”, proprio al disotto la prestigiosa biblioteca cittadina “RA 0098 Biblioteca dell’Ordine della Casa Matha”.
Anni straordinari per me e per Ravenna. Molti ricordano bene che alla veneziana Rocca Brancaleone andava a gonfie vele una produzione teatrale di grande valore, ideata e attivata dalle intuizioni culturali e dalle capacità organizzative dell’indimenticabile Avvocato Mario Salvagiani, protagonista assoluto e inimitabile della storia musicale di Ravenna (Si veda l’articolo Spettacoli alla Rocca: grandi nomi e magia. Carlino, 3 febbraio 2020. Si trova anche in questo Sito alla voce Ravenna mia).
In questa atmosfera pacata, ricca di emozioni teatrali e di camerateschi incontri, la presenza in città di una biblioteca specializzata si diffuse rapidamente suscitando curiosità ed interesse. Appassionati d’opera, conoscenti e curiosi vennero a visitarla per vedere e sfogliare in particolare i libretti e gli spartiti dell’800. Ma anche personaggi di alta cultura mi onorarono della loro presenza e dei loro complimenti. Sono nei miei incancellabili ricordi le visite del M° Eudoro Maramotti con l’avvocato Daniele Bulgarelli (interessato ai cimeli del basso Ezio Pinza), e dell’avvocato Mario Salvagiani accompagnato da distinta persona a me sconosciuta.
Al momento del commiato poi, al M° Maramotti e a molte altre persone venne più che spontaneo un accenno all’amata Classense da tutti vista con soddisfazione come la più credibile destinataria di tanta nuova fortuna musicale. L’idea era probabilmente già nell’aria oltre che nei miei desideri perché poco dopo la grande biblioteca accolse con piacere una mia mostra di preziose immagini devozionali manufatte intitolata «Natale in Classense». La sua eco raggiunse anche il Cardinale Ersilio Tonini che, in un pomeriggio esclusivo, la contemplò a lungo con tanta concentrazione da lasciare scritto per memoria un profondo pensiero meditativo nel libro delle firme.
Il Cardinale Ersilio Tonini onora
con la sua visita
la mostra “Natale in Classense” il 30 dicembre 2003.
3 – Un grande figlio di Ravenna: Mario Salvagiani.
Tanti imprecisi commenti di molte personalità mi invitano a precisare che la citata visita a casa mia dell’avvocato Mario Salvagiani non era il primo dei nostri incontri. Ci conoscevamo già da almeno quindici anni.
Il primo incontro era avvenuto nel febbraio 1976 poche settimane dopo la rappresentazione della Beatrice di Tenda al Teatro Alighieri. Mi contattò per chiedermi la registrazione di quell’opera non registrata dal tecnico teatrale. Probabilmente qualcuno gli aveva detto che sovente registravo dal vivo le opere che vedevo.
l secondo incontro avvenne tre anni dopo, durante le prove della Bohème che doveva andare in scena alla Rocca veneziana l’8 agosto.
Molti di noi con spontaneo cameratismo passavamo lunghi periodi alla Rocca per guardare gli allestimenti scenici, per incontrare i cantanti, per assistere alle prove. Proprio in un pomeriggio di prove, Mario Dradi (il futuro General Manager di tanti famosi artisti lirici) ed altri amici mi chiamarono per dirmi: “Manca l’addetto a voltare le pagine dello spartito accanto al Maestro Gunter Neuhold, e manca anche un sostituto. Non andresti mica tu”?
Li guardai stupefatto oltreché sconcertato. Conoscere un po’ la musica, seguire i melodrammi con gli spartiti e conoscere pure a memoria l’opera in allestimento non voleva dire essere in grado di sostituire degnamente dei professionisti. “Siate seri, evitatemi il ridicolo, sul palcoscenico non si sta giocando” replicai. Rifiutai e voltai le spalle. Mentre mi allontanavo sentii inaspettata la voce inconfondibile di Salvagiani: “Vuole proprio fare saltare queste urgenti prove?” Erano ben rari i suoi interventi pubblici. Girandomi dubbioso in direzione di quella voce, intravidi pure il M° Neuhold seduto al pianoforte che faceva cenno di avvicinarmi. Esitai, poi di fronte a tante insistenze finii per cedere, contento al termine della prova, di essermi prestato per un servizio utile seppur modesto.
Mario Salvagiani, l’Avvocato.
(Foto Fabrizio Zani)
4 – Il mistero ravennate di Montserrat Caballé.
Molto più curioso e piuttosto misterioso fu il colloquio avvenuto ancora con l’Avvocato nel Ridotto della Rocca Brancaleone durante le prove della Tosca da cantarsi il 3 agosto 1981 con Montserrat Caballé e José Carreras. Chiamatomi in disparte, Salvagiani con voce sommessa mi chiese se possedevo una registrazione qualsiasi della Pia de Tolomei, titolo piuttosto raro. «La cerca Montserrat», sussurrò con voce ancor più bassa. Quel personaggio e quel titolo mi stupirono. Ma che stranezza è questa, pensai. Lei, la regina dei più grandi teatri del mondo, una delle prime artefici della Donizetti Renaissance, va cercando ancora, a carriera avanzata, la registrazione di un melodramma donizettiano poco noto e proprio a Ravenna?
Giorni dopo consegnai all’Avvocato la cassetta della registrazione senza approfondire alcunché. Mi accontentai di una verosimile mia congettura. Forse l’ascolto appartato, magari casalingo della Pia de Tolomei, poteva servire alla grande cantatrice per stabilire se era il caso di inserire una nuova opera nel suo vasto repertorio in una fase abbastanza avanzata per non dire rischiosa della sua carriera. Già all’arena di Ravenna si era capito che la pesante drammaticità del ruolo di Tosca stava incrinando oltremodo una vocalità già stanca e provata da un repertorio non sempre confacente alle sue speciali risorse vocali. Rimanendo su questa ipotesi è quindi probabile che la belcantista catalana abbia deciso, dopo l’ascolto dell’opera, di rinunciare definitivamente al melodramma donizettiano che non inserì mai nel suo tardo repertorio.
Il soprano Montserrat Caballé
a Ravenna per interpretare Tosca nell’agosto 1981
Il tenore José Carreras
il Cavaradossi della Caballé a Ravenna
5 – Un Καρνεάδης… ravennate due volte animatore delle preziose vetrine della Cassa di Ravenna, (2010).
L’anno 2010 mi concesse due importanti mostre allestite nelle vetrine ex Bubani della Cassa di Ravenna. Una delle mostre mi valse la pubblicazione, finanziata dalla Cassa stessa, del libro L’ornamento dell’anima, un percorso tra immagini e oggetti della devozione – La collezione Filippo Briccoli, subito ricercato, accolto con gradimento anche da Mons. Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Evento straordinario e impensabile confermatomi da una lettera personale del Prefetto stesso con queste parole «… stabilita la congruenza con le discipline rappresentate nei fondi della Biblioteca, ne è stata disposta l’inclusione all’interno delle nostre collezioni».
L’ornamento dell’anima, un percorso tra immagini e oggetti della devozione, tutti manufatti.
Scorcio della mia seconda mostra in una vetrina della Cassa di Ravenna nel novembre 2010.
Al contrario la prima mostra intitolata “Ripensando il Belcanto. Voci, volti, ricordi tra Teatro Alighieri e Ribalta Internazionale” pur visitata con grande interesse da appassionati e da turisti, non ottenne lo stesso gradimento da parte dei maggiorenti di Ravenna nonostante un’intera vetrina esponesse cimeli introvabili riguardanti lo storico, caro Teatro Alighieri. Non portò giovamento neppure una mia cortese, rispettosa iniziativa indirizzata ad una impegnatissima persona ravennate. Si trattava di un album illustrato con le immagini più significative della mostra, corredate da minuziose didascalie, stampato apposta per lei e solo per lei come invito informativo/culturale.
Mosso da animo garbato e riguardoso ma anche a scanso di prevedibili equivoci, consegnai personalmente l’album all’ingresso della sua vicina magione. Mi aspettavo, lo confesso ingenuamente, un gentile riscontro magari unito ad una cordiale accoglienza alla rara esposizione musicale, a nome suo e di una Ravenna/saggia arricchita dei nuovi semi di una inaspettata cultura, non facilmente trovabili nei più forniti enti bibliotecari nazionali.
Mi sbagliavo: la signora non esultò! Atto comprensibile a ben pensarci: non poteva sentirsi spinta ad applaudire ed abbracciare una estranea iniziativa non pro domo sua….
E neppure esultarono i suoi devoti collaboratori, subito imitati dall’Assessorato alla cultura della città, indifferente alle vicine preziose vetrine espositive, sfiorate tutti i giorni nel recarsi al lavoro.
Indifferenti perfino ad un importante acquisto riguardante il materiale didattico della scuola di canto di una N. D. musicista, figlia di musicista, nota Maestra di Canto. Acquistai i suoi testi musicali a Bologna un anno dopo la sua scomparsa direttamente dalla sorella Maria Letizia nel 1975. Si tratta di centinaia di spartiti arricchiti da una infinità di annotazioni musicali e teatrali. Sono rare lezioni essenziali per apprendere la tecnica del canto lirico e approfondire lo studio dei personaggi.
6 – L’alba di un grande Direttore sotto l’ala del Maggio Musicale Fiorentino.
A questo punto (inizio di un nuovo paragrafo), a qualcuno sembrerà un controsenso ma a me sembra giusto raccontare una emozionante storia che ha allietato per più di dieci anni la mia frequentazione di un importante teatro, il Comunale di Firenze.
In quel periodo storico Ravenna era del tutto trasparente e compatta, mentre il giovane, apprezzato Maestro Riccardo Muti, ancora non appannato e non condizionato da una corte invadente di fanatici, quasi da solo andava costruendosi un futuro di prestigio.
Il ricordo di Firenze dicevo, risale ad una lontana stagione lirica – siamo nel 1968 – nella quale il Maestro stava iniziando il cammino che lo portò poi ad una carriera musicale veramente straordinaria; un evento, riguardante in forma elementare anche me e la mia famiglia appassionata di musica, che potrei intitolare L’instancabile corsa al Maggio Musicale Fiorentino. Rievocazione calzante anche oggi per delineare e distinguere, senza alterarle, le disinvolte iniziative e i personalismi che ospito in questo sito, già apparsi in tanti giornali.
In breve, il nostro primo contatto con il Teatro Comunale avvenne nel 1970 primo anno di sorprese teatrali riguardanti allestimenti nuovi e appropriati, avvolti da intense volute musicali che toccavano il cuore. Voglio dire che la solita impronta verista ci veniva offerta nobilitata ed arricchita in capolavori come Cavalleria e Pagliacci abituati a trattamenti piuttosto pesanti e spesso chiassosi. Fu un soffio di aria nuova che veramente non ci aspettavamo, come non avremmo mai pensato ai due allestimenti se non avessimo raccolto i commenti parentali sparsi per Ravenna dalla voce dell’entusiasta suocero del Mastro Muti.
Voce dopo voce anche noi pubblicizzammo le opere dirette del giovane Maestro sottolineando con fervore le emozioni e le magie che ci tenevano legati alle poltrone e che ci ‘obbligavano’ a gustarne altre sempre più avvincenti e profonde. Presi da tanta smania provvedemmo ad organizzarci in un gruppetto fisso per riuscire a vedere con sicurezza tutte le opere in programma: Ballo in maschera, Attila, Guglielmo Tell, Agnese di Hohenstaufen, Macbeth e molte, molte altre ancora. Furono anni frenetici ricchi di intense emozioni.
Di quel beato periodo mi resta il calco del volto di Giuseppe Verdi, una bella ceramica faentina purtroppo da me mai recapitata al Maestro Muti dopo averla notata in casa sua durante una visita guidata.
Se è vero come è vero che chi scrive dovette distaccarsi due volte dal gruppo degli amici per impegni presi in precedenza, è altrettanto vero che, insieme alla famiglia, si gratificò vedendo due volte il Macbeth e tre volte il grandioso Guglielmo Tell, comprese visite ai camerini, richiesta di autografi e… sindrome di Stendhal.
ALCUNI AUTOGRAFI DEL M° RICCARDO MUTI,
DIRETTORE CONCERTATORE DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
1 – La forza del destino, 15 dicembre 1974.
Dedica a Giovanni Briccoli di anni 8
presente a fianco anche Antonio di anni 6.
Macbeth, 11 maggio 1975.
In alto la firma del basso Mario Petri protagonista dell’opera
Guglielmo Tell, 2 gennaio 1977.
Al centro la firma del tenore Franco Bonisolli interprete del ruolo di Arnoldo.
Calco del volto di Giuseppe Verdi,
ceramica faentina destinata ma non consegnata al Maestro Muti, già esposta in casa sua.
7 – Brera mi fè, disfecemi Ravenna?
Spenta da tempo con “amichevole” scaltrezza la luminosissima stella di Mario Salvagiani per fare spazio a iniziative private più potenti (ricorderò per sempre un incontro degli anni Ottanta finito così: «Avvocato non aderisca, non ceda. Le sue iniziative sono tutte di grande valore») varie incongruenze mostrarono che la piccola biblioteca e il suo gestore erano entrati in un cono d’ombra inquietante fatto di silenzi, indifferenza e ostilità. Per non dilungarmi troppo mi limito ad accennare a due casi cittadini. Il primo buco nero ancora evidente a chiunque, riguarda i quattro Siti informativi per turisti nei cui elenchi bibliotecari non è mai comparsa la Biblioteca privata Filippo Briccoli benché nota da più di trent’anni, e quasi da venti comparsa nell’elenco del Ministero dei beni culturali. Ora però devo precisare che da dicembre 2022 l’Ufficio Comunicazione del Comune ha aggiornato l’elenco del suo sito web dietro nostra richiesta.
Un secondo caso incivile per non dire aggressivo ed offensivo, riguarda il comportamento bizzarro di una persona ‘amica’ che lanciò un attacco anche agli alti piani ministeriali della cultura nazionale. Ecco in forma molto, molto concisa, le sue ‘esternazioni’’ nel sofferto nostro incontro avvenuto nel suo luogo di lavoro: “Mi ascolti bene: la legge fatta dal Ministero per i beni e le attività culturali a favore delle biblioteche private [come la mia] è sbagliata. La biblioteca Braidense poi, accettando e attivando l’esclusivo incarico ministeriale, ha diffuso l’errore. Di conseguenza si convinca bene che la sua Biblioteca privata nata da un errore non ha alcuna ragione di esistere, anzi per noi non esiste affatto. E se vogliamo, in qualsiasi momento possiamo cancellare dal web e da Opac Sbn tutto il suo materiale bibliografico compreso il nome della biblioteca stessa”.
Ne uscii sconvolto e umiliato. Un vero choc.
Stordito da tanta intimidazione scherzosa o folle che sia stata, sentii urgente il bisogno di chiedere aiuto e chiarimenti a chi di dovere, in modo particolare alla tartassata Braidense (vittima dell’impertinente aggressione) e alla Soprintendenza dei beni librari e documentari di Bologna da sempre premurosa e attenta alla custodia e allo sviluppo della biblioteca Briccoli. Entrambi gli enti, esterrefatti e turbati per quanto stava accadendo, mi assicurarono che nessun’altra città italiana aveva accolto in tal maniera le proprie biblioteche private.
Trascorso qualche anno, esterrefatti e amareggiati rimasero pure i ravennati. Il sussulto avvenne quando seppero che proprio il Ministero accusato di errore, aveva scartato, con la collaborazione dei suoi esperti, la nostra storica capitale bizantina, per concedere a Matera l’ambito titolo di Capitale europea della cultura per l’anno 2019.
Non conosco con precisione le effettive motivazioni. Di sicuro si può dire che lo scrupoloso team ministeriale non sia stato affascinato da nessuna iniziativa ravennate, cominciando dalle superficiali e poco chiare Vie dell’amicizia tanto sbandierate dalla stampa locale, sempre molto frettolose oltreché lontane – geograficamente – da atti concreti di solidarietà, compassione e fratellanza.
In verità questi viaggi musicali sono stati spesso criticati perché circoscritti ed elitari, limitati a soli incontri di musicisti con musicisti, di teatranti con teatranti, di autorità con autorità, del tutto estranei ai bisogni delle disperate e martoriate popolazioni locali. E come esibizioni dal profilo privato le sentiamo esaltate spesso da una stampa accondiscendente, indaffarata quanto ridicola nelle tronfie esaltazioni, sventolante troppi osanna e incensi fuori luogo: incensi più dannosi che favorevoli agli stessi indaffarati appaltatori.
Molte sono le domande che da anni passano da una bocca all’altra. Esempi: ‘A quali amici servono questi viaggi? A chi va il vantaggio di quella larga pubblicità ? E gli incontri affratellano davvero popoli ostili (evento mai verificatosi, per quel che ne so), o piuttosto mirano ad affratellare tra di loro autorità politiche ed operatori teatrali (direttori, orchestre, artisti e maestranze) fieri di conquistare nuove redditizie ribalte,? Del tutto estranei ai miseri destinatari delle sventolate amicizie?.
I ravennati incontaminabili se lo chiedono da tempo, come da tempo si interrogano sui grossi perché riguardanti gli allestimenti di Francesca da Rimini (2004), Salome (2008) e Sancta Susanna (2012), programmazioni ravennati di spettacoli legati a una persona di famiglia particolarmente interessata alle esecuzioni. Questi nostri pensosi concittadini peccano forse di lesa maestà? E’ cosa illecita chiedere chiarimenti?
«Le parole a volte rischiano di restare vuote. La musica invece, come ho potuto constatare nell’esperienza dei nostri viaggi, abbatte tante barriere di lingua, di colore, di appartenenza politica, e unisce tutti in un comune sentire, nel nome della pura Armonia e della pura Bellezza».
Pura Armonia e Pura Bellezza… Concetti nobili e fascinosi di un grande Maestro che idealmente possono avvalorare e ingigantire le utopie e le emotività di tanti cuori fedeli ma che in realtà non hanno mai abbattuto le tante barriere.
Purtroppo, nelle drammatiche situazioni di questi anni, suona piuttosto “stonato” e presuntuoso pretendere di unire tutti abbattendo con applausi teatrali, «le tante barriere di lingua, di colore e di appartenenza politica» quando intorno urli di guerra, disperazione di popoli e distruzione di case scuotono e feriscono il ‘sentire’ di una umanità martirizzata, sconvolta e ovunque fuggente.
Non parlo di larve di palcoscenico ma di bambini e di adulti, angosciati nell’animo e straziati nella carne, bisognosi di tutto escluse le consolazioni e i linimenti musicali, vantate “carezze” spesso interessate e moleste.
In zone di guerra deve avere un cuore piuttosto freddo o una mentalità distorta chi sia convinto di poter consolare una umanità ferita e smembrata con carezze musicali, frutto inutile di festosi e lontani applausi, come ho letto sulla stampa. Uno sguardo al passato forse potrebbe inquadrare meglio avvenimenti tragici sofferti individualmente anche in casa nostra, casa romagnola, come ricorda ancora il sottoscritto. Chissà cosa sarebbe successo nelle nostre terre insanguinate dagli scontri bellici e dai bombardamenti della seconda Grande Guerra, se un ipotetico incauto Carro di Tespi assimilabile alle Vie dell’amicizia, si fosse permesso di offrire a noi oppressi dal terrore e dalla disperazione la “carezza della musica che consola e lenisce”, omaggio assurdo di spettacoli realizzati in città lontane e in teatri sicuri. Qualcuno certamente, non tollerando tanta impudenza, gli avrebbe fatto passare la voglia di sfruttare dolorose situazioni per autocelebrarsi e arricchirsi senza scrupoli. Purtroppo le Vie dell’amicizia sono ricche miniere difficilmente accantonabili; sono nate nella famiglia che gestisce la musica ravennate. Ne ha avuto l’autorizzazione? Per quel che ne so i presidenti e i sovrintendenti musicali sovvenzionati dallo Stato lavorano da soli senza familiari al fianco nei teatri italiani.
È pure risaputo che qualsiasi compagine musicale è libera di fare concerti et similia dovunque voglia con sovvenzioni non statali, sapendo però di poter incorrere in pubblici biasimi compiacendosi di eliminare le sofferenze belliche con gli applausi degli spettacoli ma ancor più pubblicizzando le melodie come ineguagliabili elisir di pace. Stravaganze bizzarre mai osate nel mondo da quando esiste la musica.
8 – La devota, solenne incoronazione delle Vie dell’amicizia 2022.
Impresa pubblicamente immortalata da sigilli religiosi europei, con rispetto parlando.
Ecco una nuova uscita di esibizionismo musicale ostentato in tutto il mondo, imbastito di oculati programmi ingenuamente incensati da autorevoli autorità episcopali presso popolarissimi Santuari mariani, in Francia e in Italia: manca solo il Vaticano. Dopo di che anche la conquista delle inarrivabili platee delle sfere celesti sarebbe assicurata. E pensare che le presenti, abituali messinscene teatrali mai portano la Pace in altre località, né volano ‘carezzevoli ‘ sui campi di battaglia come qualcuno vuol farci credere. E come sa bene la solita persona che ha partorito lo stratagemma delle “Vie dell’amicizia” per invadere nuove, feconde piazze olezzanti d’incenso e risonanti di notorietà. E’ certamente vero che la Musica o chi per lei, è libera di parlare di PACE, di esprimere PACE e solidarietà in qualsiasi circostanza, ma è altrettanto vero che le impalpabili melodie scelte per l’occasione svaniscono mute al di fuori dei teatri, proprio là dove nessuna bacchetta dirigerà mai e dove nessun popolo e città in conflitto cederà mai le armi per non soccombere. Se una sola iniziativa musicale legata alla pura Armonia e alla pura Bellezza avesse abbattuto barriere, avesse addolcito animi straziati e avesse generato anche solo un’ombra di Pace e di concordia nel mondo, nei teatri, piazze e strade si suonerebbe di continuo ogni tipo di musica. Forse proprio per evitare tanti equivoci sproloqui, nessun’altra famiglia italiana ha mai pensato di avventurarsi in simili imprese pubbliche, risultate sempre fortemente discutibili, poco meritorie e poco umanitarie per gli abbracci intenzionalmente mirati, lontani dalle genti sofferenti. Sappiamo tutti che l’Italia ha l’orgoglio di avere creato non pochi geniali Direttori d’orchestra. Nessuno però vuol convincersi come mai fino ad oggi nessuno di loro ha scoperto durante le guerre che i concerti non hanno il potere sublime di affratellare i popoli e interrompere le guerre.
Le guerre continuano quindi ad essere immani tragedie, non fonti di favorevoli occasioni PRO QUALCUNO.
Motivo per cui, per serietà e rispetto di chi soffre, bisognerebbe guardarsi dalle programmazioni visionarie che ci vengono da tempo imposte (nonostante le proteste) e che mescolano e confondono con disdicevole faciloneria le scariche delle mitraglie con i fragori dei battimani.
Riconosciamo tutti che i grandi Direttori d’orchestra – come i fulgidi cantanti di fama mondiale – meritano di essere considerati ricchezza artistica e spirituale dell’umanità purché nella loro laboriosità artistica non si facciano prendere da insaziabile bramosia di potere, di gloria e di distorta devozione. Motivo per cui, gran parte di noi melomani, insieme a ragguardevoli fieri estimatori, continuiamo ancora ad inchinarci con gratitudine ed affetto, all’immortale memoria di celebri Maestri italiani di recente attività, che hanno dedicato un’intera vita all’arte eccelsa della Musica da soli, senza alchimie, senza suggeritrici e senza divini onori; Personaggi a noi vicini corretti e leali, nemmeno sfiorati da inconsuete, ambigue trovate di impronta chiaramente familiare: Antonio Guarnieri, 1880; Vittorio Gui, 1885; Victor De Sabata, 1892; Gianandrea Gavazzeni, 1909; Carlo Maria Giulini, 1914; Guido Cantelli, 1920; Claudio Abbado, 1933; Giuseppe Sinopoli, 1946,.. ed altri ancora.
Non cerchiamo però tra gli illustri direttori/concertatori di ieri e di domani il più Grande in assoluto. Purtroppo non esiste. Non può esistere, cari fans, perché ogni personaggio animato dalla fiamma dell’arte affina a modo suo substrati di sensibilità, di cultura musicale e di espressività spirituale e fisica del tutto diversi dalla mente e dal cuore degli altri colleghi. Come dire: il Maestro chi si immedesima e appassiona gli ascoltatori con il ‘suo’ Beethoven, difficilmente raggiunge gli stessi livelli con Bach e company; oppure se preferite, chi seduce il pubblico con i focosi vortici musicali di Verdi, non è portato per natura personale ad abbracciare con rispetto le fascinose meraviglie belcantistiche di fine Settecento/primo Ottocento. Certa genialità esibizionista trascina per forza a inevitabili, sgradite valutazioni analitiche
A questo punto non posso non rammentare, anche se lontano nel tempo, uno degli orrori della mia guerra, la catastrofica Seconda Guerra mondiale. Sorvolando sui bombardamenti aerei e sui cannoneggiamenti d’artiglieria subiti, rabbrividisco ancor oggi risvegliandomi di notte da incubi sconvolgenti dove mi ritrovo bersaglio di guerra insieme al mio babbo; mitragliati davvero nell’autunno 1944 da due soldati tedeschi ideatori per divertimento di un tiro a segno umano improvvisato (I particolari di questa sfiorata tragedia ed atre drammatiche vicende si possono leggere in La mia guerra).
Sfuggiti alla morte
Un angolo del cortile della vecchia casa Briccoli.
Mio padre e io lavoravamo in cortile in una giornata autunnale del 1944 .
I cerchietti rossi evidenziano cinque fori della prima mitragliata sparata da due soldati tedeschi
ideatori in un ‘divertente’ tiro a segno su esseri umani.
Ci sfiorarono le teste.
9 – le nuove regie, fuori e dentro Ravenna.
Ritornando a Matera scelta dal Ministero sopra citato come Capitale della cultura, di sicuro quei giudici non sono stati attratti nemmeno dalla nuova moda o mania teatrale, specializzata a sfigurare anche nel nostro amato Teatro le opere liriche. Si tratta di una forsennata smania praticata da tempo da operatori di scena e soprintendenti irresponsabili i quali, per arrivismo oppure per odio profondo verso geniali compositori e librettisti, da anni stravolgono, deformano, stuprano con estrema facilità, capolavori musicali che sono da secoli patrimonio dell’umanità. Chiamiamoli pure registi perché molti di costoro sono veri professionisti, spesso mitizzati ed imitati penosamente da piccole menti esaltate e arroganti, calamità di teatri e di cittadini. La giornalista e musicologa Carla Maria Casanova ha così biasimato sul Carlino del 10 aprile 2021 le famigerate regie: «L’opera lirica … è da tempo presa di mira in un modo osceno che ne destituisce lo stile e il contenuto … Se ne è visto di tutto … Non ultimo le illegittime (orrende) fantasie dei Fura dels Baus…». Sapeva forse la Casanova che I Fura erano stati invitati da Ravenna Festival nel luglio de 2001 senza attivarsi per la presenza della pandemia? Grande la nostra brava e coraggiosa Casanova, definita ironicamente “vestale del melodramma di antico rito” da parte di un dotto critico, purtroppo cultore instancabile per amicizia delle moderne creazioni “visionarie” e “innovative” di Ravenna (letto il 21 marzo 2010). Visto il non largo spazio cartaceo concesso alla notissima scrittrice, anche il sottoscritto con sincera modestia desidera a sua volta deprecare le esplicite scene da enciclopedia erotica volute da Calixto Bieto nel teatro di Barcellona, pubblicate sul web insieme alle disgustose esibizioni faustiane ideate da Hugo De Ana sulle ribalte italiane. Si tratta di due noti registi sufficienti a rappresentare da soli tanti sadici individui operanti nei templi della musica per fare scempio dei capolavori della cultura musicale mondiale.
E Ravenna? La Ravenna/cultura non ha voluto essere da meno. Il percorso è noto a tutti; e a tutti sono noti i risultati. Basta rileggere certe note e interviste offerte con entusiasmo alla gioia dei lettori. Sono pagine che parlano dei progetti musicali di inizio Festival, dall’amorevole accantonamento dell’indimenticabile, grande Mario Salvagiani, alle chiassose e stridenti onoranze allestite alla sua scomparsa con encomi e targhe imposte da coloro che l’avevano forzatamente accantonato e poi coccolato all’interno del Festival.
Altre pagine riguardano la ‘cultura e la professionalità’ dell’improvvisata operatrice scenica, Presidente del Festival, regista di Ravenna, che a suo tempo aveva dichiarato di saper realizzare le nuove regie liriche (quelle che offendono compositori e librettisti) seguendo gli autorevoli suggerimenti di Giuseppe Verdi, pronto a tenerla per mano. Non sempre però era affidabile. Quando il Grande di Busseto non era disponibile, da lodevole artista poteva sempre ricorrere alle regie altrui viste nei teatri frequentati; una fonte tecnologica internazionale diffusa in altro settore, da un illustre chirurgo che, nel suo mestiere, si vantava di operare i pazienti ricopiando gli interventi dei suoi colleghi osservati nelle sale operatorie.
Caro lettore, ti faresti operare da un “luminare” di tal fatta? No? A Ravenna sì!
Ora, per non dilungarmi troppo, mi soffermo su una sola siffatta ‘regia’ legata al leggendario, popolarissimo Trovatore verdiano diventato inaspettatamente antiverdiano nel 2003 proprio a Ravenna. Un avvenimento che all’epoca suscitò putiferio in teatro e sulla stampa. Si trattò di una regia tanto anomala da trasformare quella musica sublime in una modesta colonna sonora a commento sulla scena, di una zuppa visiva (e non visiva) piuttosto stravagante. Tutti ricordano se lo vogliono, che quel melodramma portato sul palcoscenico dell’Alighieri nel 2003, fu visto solo in parte dagli spettatori perché a tratti la scena veniva ricoperta sgarbatamente da disturbanti proiezioni di scorci di Ravenna (molti dei quali avvilenti ) seguiti da letture estranee del tutto fuori luogo in quel palcoscenico.
Nel finale dell’opera poi compariva la scena più assurda che si potesse immaginare.
Forte e sanguigno per natura, quell’atto tragico e accorato venne trasformato in una scena spassosa, a tratti invasa da una inimmaginabile proiezione del canale Candiano. E lì in quell’acqua a livello gola, tra ventate musicali sature di morte, le teste dei cantanti cominciarono a fare gara tra di loro scomparendo e riemergendo a turno, compresa la tragica Leonora, una protagonista morente per veleno. Vi affogò più di una volta poverina, per riemergere sempre più asciutta e canora che mai. Una vera Comica pensabile solo da un avvinazzato Charlot.
Il Trovatore del 2003.
Frontespizio originale del libretto del Programma di sala del 2003.
Prima edizione ravennate eliminata dalla cronologia del Festival perché non ne resti traccia vergognosa.
Prova innegabile di danno vero alla cultura di Ravenna e di Ravenna Festival
Introvabile nella cronologia è anche la prima regia ravennate legata all’opera I Capuleti e I Montecchi di Vincenzo Bellini, rappresentata nel 2001. Nel 2010, in occasione di una replica del Trovatore anch’essa introvabile nella cronologia del Festival, una generosa staffetta si offrì per scrivere con passione in un giornale che il Trovatore cittadino era “atto d’amore per Ravenna”. Certo, cara signora! Ma poteva diventare facilmente anche un atto d’amore per Milano riversando sulle scene teatrali una caterva di proiezioni strettamente meneghine. In entrambi i casi però sarebbero stati atti di spregio e di sfregio verso Verdi e Cammarano, traditi e dileggiati in uno dei gioielli musicali più famosi di questo mondo, composti e apprezzati da secoli per ben diverse finalità.
E gli altri titoli proposti a Ravenna negli anni successivi? Ohimè, che dire? Non conosco pianta fruttifera che alterni frutti diversi.. Credo invece di potere asserire che, se chiunque di fronte a tutto il mondo è libero di mettere le mani su TESORI musicali non suoi per guadagnarci sopra, facendone anche il peggiore uso possibile, qualsiasi disgustato spettatore o equilibrato commentatore è libero, anzi ha il sacrosanto dovere e diritto di esprimere le proprie opinioni difendendo energicamente il patrimonio della nostra cultura musicale, preziosa e godibile da secoli. Altrimenti…altrimenti andando di questo passo, gli attuali dissacratori di melodrammi ‘vecchi e noiosi’ potrebbero pretendere di vedere anche nei nostri famosi musei un David statuario portatore nelle mani di smartphone e droga oppure la Primavera del Botticelli svampita nelle fisionomie, sciatta e saltellante, in attesa di un bus diretto a una spiaggia chiassosa.
Commenti? Non è facile pubblicare oggi i documenti e le copie degli articoli giornalistici di quegli anni. Nel tempo vari pezzi sono diventati… introvabili. Sono scomparsi (o meglio sono stati tolti) perfino dalle testate giornalistiche conservate nelle emeroteche…!
Mi sembra il caso ormai di prendere commiato dalla immodesta operatrice/regista del ‘rinnovato’ Trovatore 2003. Ella nel 2020, ‘invitata’ al riposo o priva delle sue visionarie,costosissime trovate sceniche, senza autocontrollo e senza riguardo alcuno si è permessa, dopo trent’anni di redditizie iniziative, di “ringraziare”la sua amata (?) e generosa città celebrando se stessa a mezzo stampa col grido delirante «Sono insostituibile… Non provate a sostituirmi!… Sono una persona intelligente», ultime inquietanti esternazioni offerte al mondo intero dall’insistente tamtam dei giornali. Una sconfortante realtà premiata ad occhi chiusi dall’onorificenza di Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.
E’ probabile che nel suo cuore di regista tuttofare continui a pensare con soddisfazione alle imprese delle sue Vie dell’amicizia e delle molte regie quasi tutte ispirate dall’amato e disponibile Verdi, suo esclusivo, privilegiato nume: «Difficile sbagliare – ha scritto – mi sono lasciata prendere per mano da Verdi», (2012).
In realtà, osservando le creazioni sceniche della regista prediletta dal compositore di Sant’Agata, si è trattato – lasciatemelo dire – di un Verdi piuttosto birichino e dispettoso il quale, pensando allo strazio del suo Trovatore rimaneggiato nel 2003 e di altre storture, si è divertito a spingere la sua protetta, mano nella mano, a realizzare trovate del tutto sbilenche come per esempio riutilizzare nel Falstaff (Commedia lirica raffinata e leggera) una scena immutata già usata e adatta al suo Macbeth, tragedia tra le più atroci e sanguinose del patrimonio melodrammatico italiano.
“Verdi mi prende per mano”
Ecco una ‘comicità’ onirica e immatura
che la stampa ha esaltato e diffuso più volte a occhi chiusi con ridicola leggerezza
10 – Il Teatro Alighieri, storico gioiello di Ravenna.
Non sono pochi gli appassionati e non, che continuano a chiedersi perché gli amministratori ravennati abbiano concesso con tanta disinvoltura più di trent’anni fa l’uso esclusivo del nostro magnifico teatro a una famiglia privata. Decidere senza troppo riflettere non dimostra grande senso di responsabilità e di avvedutezza; e non sempre porta risultati positivi. Anche perché, prima o poi, le conduzioni stravaganti finiscono per incontrare difficoltà, contrasti e prevaricazioni anche se sbocciate nell’entusiasmo tra esclamazioni del tipo “che grande fortuna”! Se poi qualche curioso pensa che la cessione privata di un teatro sia stato un caso unico nella nostra penisola posso ricordare che la stessa audace iniziativa si replicò identica in terra abruzzese. Ne ebbi confidenza all’Aquila e a Firenze, dove non pochi appassionati d’opera, anni fa, mi presero in giro perché ignoravo che presso di loro il Ravenna Festival risuonava popolarmente con altri titoli: Festival Mazzavillani Muti e Festival della Signora. Dunque all’Aquila nell’agosto del 2008 ebbi la fortuna di incontrare una stimata e ben informata Vox Populi locale, aggiornatissima sulla situazione ravennate. Raccontò che un noto signore si era recato in una città della zona per chiedere anche lì l’uso esclusivo del bel teatro comunale per una sua congiunta, quasi sicuro di un facile, riverente consenso. Facile proprio non fu, anzi. L’accorto primo Cittadino del luogo o chi per lui, forse insospettito dai troppi fantasiosi progetti anticipati, o anche intimorito da possibili future trasgressioni, accomiatò il visitatore con un rifiuto molto garbato e rispettoso quanto inappellabile, spinto dall’amore verso il proprio teatro e dai riguardi verso i suoi concittadini. E sì! L’Italia non è Ravenna, fu la conclusione.
Visto che si racconta, dei ravennati mi hanno chiesto: “e i roventi, lunghi disaccordi nati alla Scala di Milano, chiusi amaramente con dimissioni nel 2005, ripresi poi con un fattaccio disdicevole nel mese di maggio 2021″? Ahimè! A me sembra superfluo rievocare qui la peripezia del Direttore stabile. Se non lo sapete ne hanno scritto e criticato abbondantemente i giornali e i media di questo mondo.
Col pensiero sempre legato alla mia biblioteca, non credo che tutti i nostri concittadini trovino edificante e morale il penoso iter imposto alla biblioteca di casa Briccoli, rara fonte che può vantare, scusandosi, circa 1500 libretti d’opera, un migliaio di spartiti, stampe ottocentesche, fotografie, autografi, cimeli, dischi a 78 giri e moltissimi libri specifici acquistati, come da regolamento, senza un centesimo sganciato dallo Stato italiano o da privati. Tale legale realtà faccia meditare tutti, specialmente certe altezzose, insaziabili istituzioni abbondantemente finanziate oggi o ieri con i soldi dei cittadini italiani.
In conclusione e a prescindere dalle scelte ministeriali descritte in precedenza, tutti i cittadini hanno potuto constatare che le tante fanatiche attività musicali della Ravenna di questi decenni non sono state ritenute degne di alcuna considerazione dagli alti ranghi governativi della cultura italiana.
Ma non è finita qui… vero…?
Ravenna, 2021, con ritocchi e aggiornamenti.
11 – La missione in Libano. 15 marzo 2023.
Oggi da Ravenna parte per il Libano una “missione” musicale e culturale (?) guidata da un nuovo, entusiasta Direttore.
Seria sembra l’organizzazione, serie sembrano le finalità.
Si spera che il nuovo progetto, ben determinato nelle date e nei luoghi, non degeneri in una serie di contatti visionari utili solo agli organizzatori. Chi soffre, chi combatte o chi perisce in qualsiasi scontro mai è stato e mai sarà protetto e salvato da ondate di scale cromatiche risonanti in manifestazioni teatrali.
12 – A Ravenna i SAPIENTI DELLA MUSICA si nutrono ridendo delle sofferenze da loro stessi intenzionalmente provocate.
Non l’avevo mai incontrato. Rispose spontaneamente ad una lettera mia a lui non indirizzata il 12 luglio 2018.
Cordiale, amichevole e piuttosto curioso prolungò i nostri contatti virtuali interessandosi fin dall’inizio dei miei studi, delle mie ricerche musicali e delle mie opinioni sul Maestro… Riccardo Muti. Non mi nascose soddisfazione quando gli raccontai alcune notizie riguardante la felice esperienza direttoriale del Maestro di casa al Maggio Musicale Fiorentino; precisando anche che avevo assistito a quasi tutte le opere da lui dirette in quella città. Riferii non molti particolari raccolti e ampliati recentemente su questo sito a caratteri colorati. Paragrafo n. 6
Seguirono vari colloqui piuttosto comuni ma sempre più piacevoli e amichevoli fino a diventare addirittura stupefacenti il 13 giugno 2019, giornata in cui il mio noto interlocutore, avendo letto da poco tempo alcuni miei studi sui libretti d’opera ottocenteschi, mi inviò una email inaspettata per non dire incredibile, dal contenuto breve quanto ‘esaltante’ per me che nutrivo non molta simpatia per il Ravenna Festival: «Caro Signor Briccoli, il suo lavoro è raro e interessante: mi venga a trovare in settembre, dopo […] la pausa estiva. Mi farebbe piacere. Un saluto caro. […]».
Era un esplicito linguaggio che, fondendo emotività, cultura e prospettive future, mi gratificava non poco lasciando intuire con chiarezza qualche idea o progetto importante per me. Una specie di benedizione al mio stato d’animo pieno di soddisfazione ed l’esultanza per il prossimo incontro settembrino. E proprio all’inizio di settembre, dopo tre mesi di grande ottimismo, mi accinsi all’incontro con inevitabile giubilo.
Non potevo certo immaginare l’intenzione crudele e beffarda celata nell’amabile’ lettera ricevuta, tecnicamente definita II doloroso trattamento del silenzio, in questo caso aggravato dell’età della vittima.
Come accennato, ai primi di settembre il mio primo gesto fu una breve telefonata al benemerito estimatore per mostrargli la mia disponibilità all’incontro da lui richiesto. Fu un lungo squillo che si spense nel nulla. Pochi giorni dopo inviai una email più circonstanziata. Rispose un secondo silenzio chiaramente sospetto. Allora alquanto sconcertato, mi presentai senza avviso al suo Ufficio in ossequio all’allettante invito: «mi venga a trovare in settembre». All’ingresso mi assicurarono la sua presenza. Al primo piano, dopo una ricerca troppo lunga per una persona assente, una impiegata mi assicurò l’assenza del dirigente che però la incaricava di dirmi queste subdole parole: «stia tranquillo, vada sereno, il Dottore A D R in persona la chiamerà tra pochi giorni». Una dispettosa chiusura preparata in anticipo per la prevista visita in ufficio; ultima locuzione fatta apposta per aggravare non solo le mie apprensioni ma soprattutto per prolungare la tortura di una continua, inutile attesa.
In quell’anno, il 2019, cominciò un penoso calvario moderno fonte di tormenti psicofisici calcolati ad arte sul piano psicologico per umiliare, avvilire e distruggere le persone che disturbano, maltrattate a volte fino ai ricoveri ospedalieri, come si va leggendo sulla stampa. Per quel che mi riguarda l’appuntamento ignorato di quel settembre, davvero diede inizio ad una serie pesante di ansie e turbamenti giornalieri e notturni. Voglio ricordare solo uno dei primi rivolgimenti, non certo il peggiore: la vergogna di girare per Ravenna. Mi sembrava che tutte le persone incontrate mi evitassero, ridendo per la presa in giro e le umiliazioni a me imposte.
Domanda: e se per ipotesi quel dirigente fosse stato davvero impossibilitato ad accogliere dopo tre mesi l’ambito invitato? Una persona per bene, affidabile e responsabile, avrebbe avuto tutto il tempo per giustificarsi e annullare l’invito, aggiungendo anche le dovute scuse.
Chissà se i nostri amministratori ravennati messi al corrente della suddetta “meritoria iniziativa neo-psicologica ” prepareranno con gratitudine gli encomi solenni destinati ai nuovi e scaltri salvatori della Patria intronati nel Ravenna Festival
Caro e ben noto ADR, specializzato nel trattamento dei silenzi, visto che dall’ora X non ha risposto alle mie proteste per fare funzionare al meglio le sue armi psicologiche, mi permetta ancora qualche domanda per nulla fuori luogo. Anzi le farà pubblicità.
Perché mai ha messo in atto con tanta impudenza il nefasto ‘meccanismo del silenzio’ psicologico per punire una persona mai vista fino ad allora, apprezzata all’improvviso e super lodata? Un meccanismo ben gestito dalla sua carta stampata. Per qual motivo, se volesse confessarsi, sentiva il bisogno mentale di far star male quella persona? Si era ancora confidato col nostro Sindaco, allora Presidente e anche responsabile del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Ravenna Manifestazioni, sempre che non mi sbagli?
Nel caso poi non avesse operato per dei vantaggi personali, quale altro membro del suo entourage ha dovuto incensare, rimettendoci alla fine prestigio e autorevolezza? Purtroppo per lei, la grande euforia l’ha forse distolto dal pensare che le giuste lamentele della persona illusa e beffata (il sottoscritto) avrebbero potuto raggiungere il Sindaco al quale, come responsabile di qualche incarico, qualche sillaba di tutta questa faccenda dovrebbe essere ben arrivata, e non da oggi. Corbellerà anche il Sindaco con dei silenzi, sicuro che il danno procurato ad altri non intaccherà mai la sua intoccabilità e stima?
Allora visto che si diletta, come facesse un’opera santa, a sconvolgere in silenzio i cervelli del suo prossimo, perché non si dedica con amore e devozione anche ai cervelli della sua famiglia e non solo? Sicuramente grati di tanto affetto, la ricoprirebbero di baci.
Un’ultima considerazione. Dottor De Rosa non sente sconforto se non vergogna di essere diventato L’UOMO DEI SILENZI VELENOSI, scelto apposta dai cari amici per tormentare e punire coloro che danno fastidio a lei e ad altri? Questi silenzi, lo riconosca dottor De Rosa timoniere chiacchierato del Ravenna Festival, sono state armi controproducenti, pericolose e imprevedibili perché messe alla luce. Se non si fosse offerto gongolante operatore psicologico, il mio sito non avrebbe evidenziato tante vostre zone oscure né avrebbe causato uno tsunami sgradito a tutta la compagnia. È stata la mia unica difesa per non soccombere alla prepotenza.
Questo sito è la mia unica, possibile, penosa ma necessaria rimostranza e difesa.
I maltrattamenti non si dimenticano. I disagi e i tormenti emotivi spingono alla depressione. In questo mondo l’etica del vivere civile è negletta e deturpata da chi sfoggia potere e tracotanza, esaltato dal manipolato aforisma: «chi non è con noi è contro di noi». Quindi? ‘Quindi impara, guardati attorno, dai addosso a chi ti è contro e punisci, punisci sotto la protezione di chi comanda….è anche un divertimento’.
Una prima domanda: Come posso servirti?
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per aumentare novizi destinati alla Società dei Punitori Un’altra esclusiva perla culturale di Ravenna Capitale!
A riprova di quanto detto, questa volta vi presento una Punitrice. Si tratta di una signora indefessa e piuttosto visionaria (non è l’unica donna a vivere di visioni oniriche che inebriano i teneri ravennati) da me incontrata soltanto una volta, quasi tre anni fa.
L’accolsi in casa con vero orgoglio il 23 ottobre 2020 inviata per una intervista riguardante i contenuti rari o unici della mia biblioteca. Cosa potevo desiderare di più? Fu una visita emozionante e coinvolgente. Disponibile e gentile, l’ospite passò sorridendo da una domanda all’altra, ascoltando, scrivendo, riprendendo argomenti da approfondire, tra osservazioni, valutazioni e non pochi complimenti. Instancabile!
All’uscita si fermò sulla soglia voltandosi a me suadente e affabile: «Mi raccomando invii subito con una mail alcune riproduzioni e quel materiale importante che non ho visto La pubblicazione dell’articolo avverrà al più presto. Da parte mia glielo anticiperò domani per controllo». L’accensione della sua automobile sembrò una musica.
Verso sera inviai le cose richieste facendo seguire una seconda mail 27 minuti dopo, a causa di alcune dimenticanze.
La risposta della Signora? La risposta mai ricevuta la sollecitai giorni dopo con una terza mail, naturalmente ignorata anche quella.
A un anno di distanza dal caso eclatante del 2019 (nel quale un dirigente ‘stimato e virtuoso’ mi aveva invitato nel suo ufficio per conoscermi…) ebbi la triste consapevolezza di un nuovo sgarbo, degno di una fedelissima allieva, affiliata al rinomato CLAN DEI PUNITORI, la quale aveva usato con maestria e devozione la inaspettata, frustrante Tattica del silenzio.
Che se ne fa il Sindaco di questi fuoriclasse sbandierati al pubblico con grande vanto? Pensa forse di onorare Ravenna mostrandoli irrispettosi, scorretti, beffardi e specializzati nel danneggiare il lavoro e la vita dei suoi concittadini?
Cari turisti, cari visitatori, cari amanti di Ravenna, questi sono i personaggi “eminenti” che nel loro settore guidano un’antica città imperiale. Una città immortale nella storia ma mortale nel tempo presente, interrata in un vivere incivile (ne pago le conseguenze) caratterizzato da meschine iniziative fisiche e psichiche, dannose per molti di noi ma utili al loro vivere sereno e al loro operare in libertà; applauditi e incoraggiati anche dalle autorità amministrative. Di solito i Sindaci appena eletti si gonfiano nel dire che sono i Sindaci di tutti. Ciò significa forse che un Sindaco veramente di tutti, è anche Sindaco mio? Davvero?
13 – CARO SIGNOR SINDACO MICHELE DE PASCALE
I SUOI CONCITTADINI MERITANO LE SUDDETTE TORTURE
DA PARTE DEL SOVRINTENDENTE DEL RAVENNA FESTIVAL CHE TANTO SI DIVERTE A FARE DEL MALE AL PROSSIMO CON NASCOSTE STRATEGIE?
ED E’ PURE IMITATO
Signor Sindaco, mi dispiace davvero disturbarla ma io vedo in lei anche il Presidente di Amministrazione del Festival, l’unica persona autorevole in grado di spiegare le nascoste, silenziose“decisioni” che hanno coperto di umiliazione, vergogna e sofferenza psicofisica il sottoscritto. La vedo in grado anche di chiedersi e di accertare, si fa per dire: ma chi ha voluto quelle offensive e pericolose decisioni all’interno di un Festival?
Non voglio pensare che a lei possa piacere la penosa, vile COMMEDIA dei SILENZI allestita a Ravenna, raccontata dal mio sito. Non lo voglio proprio pensare perché da sempre ho in lei la massima stima e ammirazione! Dico male? Anche se, e lo dico con rammarico, qualcuno assicura quanto sia difficile per coloro che vivono di politica nazionale o locale, possano muoversi con trasparenza quando debbono tenere i piedi in molte staffe e rimanere a galla insieme a inseparabili amici collaboratori.
Accantonata questa pagina nera, lei Signor Sindaco, che custodisce in Ravenna anche la specializzata cultura della biblioteca privata Briccoli riconosciuta dalla Stato italiano, saprebbe benissimo come risanare la nostra amata città partendo da colui o da coloro che, per motivi vili, si divertono a umiliare e maltrattare a scelta i concittadini.
Signor Sindaco, non solo Ravenna, ma anche l’intera Italia guarda, ascolta e giudica…
La email inviatami con adulazioni ed invito il 13 giugno 2019
dal dottor Antonio De Rosa,
una delle tre colonne che sostiene il Ravenna Festival.
La mia email spedita l’11 settembre 2019 pochi giorni dopo la telefonata senza risposta.
Anche questa email non ebbe risposta.
14 – I «DONI» REGALATI DAI “SILENZI”
Offro a tutti i curiosi i seguenti estratti della Dott.ssa Samanta Travini, psicologa psicoterapeuta. Ne sono protagonisti gli SCHIACCIA CERVELLI che sorridenti si nutrono delle sofferenze altrui, da loro stessi sadicamente provocate. In altre parole, si tratta di formule dannose patologiche psicofisiche trattate come auguri o se preferite come regali destinati a scelte persone da tormentare e spingere negli ospedali.
Trattamento del silenzio
“Il trattamento del silenzio è una delle tattiche passive-aggressive più frustranti. Parliamo di un abuso emotivo silenzioso che ha lo scopo di controllare, punire o disarmare chi lo riceve.
A seconda delle dinamiche innescate, il trattamento del silenzio può far sentire la vittima invisibile, insignificante, impotente ma anche intimidita. Può innescare confusione, dubbi o persino sensi di colpa.
Sempre in base alle dinamiche del rapporto, il trattamento del silenzio può esprimere disprezzo, disapprovazione e far insorgere un forte senso di rabbia, impotenza e frustrazione”.
Il trauma emotivo
“Il trattamento del silenzio favorisce l’insorgenza di un trauma emotivo, stress, condizioni come depressione, rabbia e frustrazione, sentimenti di tradimento, irrequietezza, isolamento e rifiuto. Quando una persona riceve il trattamento silenzioso, viene attivata la corteccia cingolata anteriore del cervello. Ciò significa che quando siamo ignorati, il cervello dice che siamo nel dolore fisico. Alcuni sintomi sono mal di testa, dolori di stomaco, insonnia, ansia e stanchezza. Il tuo partner diventa freddo, distaccato e si rifiuta di rivolgerti la parola perché tu hai detto o fatto qualcosa che lo ha infastidito. In tale contesto, ci sono molte probabilità che tu, subendo questo abuso emotivo, sarai portato ad agire di istinto e provare a scusarti. In questo caso, il partner vuole semplicemente punirti. Il trattamento del silenzio è una punizione, un’espressione di disprezzo passiva-aggressiva. Il partner, in questo caso, non vuole manipolarti ma solo sottometterti e punirti per un affronto subito (reale o immaginario). Il silenzio può crollare solo se chi te lo elargisce ti vedràsufficientemente disperato Sicuramente il trattamento del silenzio susciterà in te sconforto, frustrazione, rabbia, angoscia, sensi di colpa, confusione e chissà quante altre emozioni negative. Ciò che puoi fare è mettere da parte queste sensazioni, prendere atto che hai di fronte una persona che non conosce (o non vuole usare) altri mezzi comunicativi se non l’abuso. Ogni rapporto che stringi dovrebbe essere basato sul rispetto reciproco. Il trattamento del silenzio, oltre a essere un abuso emotivo, è una palese mancanza di rispetto”.
15 – SOVVENZIONI STATALI
DALLA VOCE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI – XVI LEGISLATURE
ECCO I SUDATI SOLDI DEGLI ITALIANI A SOSTEGNO DI… BISOGNOSE FAMIGLIE
Gli italiani hanno il diritto di sapere.
Si tratta di un documento prezioso e chiarificatore non molto conosciuto.
Mostra ufficialmente le fonti dei generosi contributi statali che hanno rinforzato o rinforzano le casse di quattro Fondazioni musicali piuttosto strane e incompatibili tra di loro. Fondazioni che, così assemblate, sembrano più ‘raccomandate’ che «di assoluto prestigio internazionale» come vengono definite. Sono comunque scelte audaci che potrebbero avere umiliato altri Enti musicali di alto rango. Il che vuole dire che in Italia quattro Fondazioni-Festival possono sentirsi glorificate a occhi chiusi mentre tante sorelle nobili, ai vertici dell’arte musicale, possono sentirsi abbassate anche nell’opinione pubblica.
Diverso è il caso riguardante il divieto di finanziare con contributi statali istituti musicali e non musicali gestiti da famiglie private. Non tutti lo rispettano.
Non so se ci siano Sindaci italiani disposti ad assumere per i loro istituti sovrintendenti, presidenti, famiglie comprese. Di regola chi è chiamato e pagato per tali mansioni, mai lavora abbracciato a familiari al soldo dello Stato.
La nostra città ha voluto proprio apertamente distinguersi. Tutti noi ricordiamo che il Ravenna Festival, ala della Fondazione Ravenna Manifestazioni, nacque insieme alla nascita della sua Presidente, persona inebriata e instancabile la quale, come nocchiere benefico della sua famiglia e dopo essersi presa come seconda bramata attività quella di regista assoluta (colpa di Verdi!), aprì la porta anche ad alcuni suoi familiari che da subito vennero dichiarati talenti di palcoscenico indispensabili. Un commovente nucleo fortunato (imitato dai Sovrintendenti di tutto il mondo), del tutto grato al nocchiere di famiglia e alle immancabili sovvenzioni, sotto gli occhi di tutti, compreso Sindaco, Finanza e stampa erogatrice di tutte le trovate.
Fu subito chiaro che, anno dopo anno, più si lavorava più si guadagnava. Perché allora non allargare il cerchio delle fisse programmazioni estive del Festival (1) moltiplicando il numero delle opere con la Trilogia d’autunno (2) e individuando fuori del cerchio, scelte località martoriate e piangenti risanate dalle cosidette Vie dell’amicizia (3), una musicale passeggiata fantasiosamente impegnata di fronte al mondo (chi più ne ha più ne metta) ad accarezzare i popoli e ad affratellare eserciti nemici inferociti ? Purtroppo s è sempre trattato di sofferenze di gente disperata che, non consolata né risanata dalle melodie teatrali, continuava a soffrire, piangere e morire.
Questo nuovo percorso voluto e vantato dalla visionaria Presidente e regista del Festival, fu intitolato, come si è detto, Le vie dell’amicizia. “Ottima idea” si cantò su varia stampa, ma ottimi furono anche i grossi contributi monetari (leggere le fonti pecuniarie nel rapporto statale sottostante) intascati nelle innumerevoli annate della intoccabile iniziativa. La cuccagna poteva durare? Nei mesi scorsi sparita da alcuni anni la Presidente/regista, il Festival ravennate ha dichiarato nei suoi annunci giornalistici che le più recenti stagioni delle Vie dell’amicizia (anni 2022 e 2023) sono state finanziate da organismi vari e privati. Una notizia imprevista ripetuta sei volte in tre mesi nello stesso quotidiano. Una vera sorpresa per molti; ma anche una studiata dichiarazione perché nessuno unisca e confonda la nuova conduzione delle “Vie” assunta dal M° Riccardo Muti con il passato diverso, muto e torbido della Presidente/regista .
Contributi finanziari privati, dichiarati a favore delle Vie dell’amicizia, anno 2022
Contributi finanziari privati, dichiarati a favore delle ‘Vie dell’amicizia’, anno 2023
Regolamenti della Camera dei Deputati–XVI Legislatura
La forza del destino: mesi fa l’ora delle stranezze bussò alla mia porta.
In un luogo pubblico nei pressi del teatro Alighieri si sedettero a un tavolo tre scherzosi giovani appassionati di musica.
Uno di loro, il più brioso dei tre impegnati in argomenti musicali, finì per chiedermi ridendo e senza esitazione: «Ma come funziona tutto l’anno il meccanismo del vostro Festival, noto carrozzone in tutta Italia?». – “Scusate ragazzi, non so proprio cosa rispondervi, ne lo saprò mai. Posso solo confidarvi ciò che ho notato in più di trent’anni: gli Amici del Ferstival pagano, insieme agli Enti statali, una famiglia bisognosa che incassa tutto l’anno, grazie a un Festival estivo, a una Trilogia autunnale e alle Vie dell’amicizia che non chiuderanno mai per incassare sempre. Potete ritornare in qualsiasi stagione”. Rideranno ancora.
16 – Il Muti Festival
Oh, che bello! Anche un «Beneficenza Festival»? La cuccagna è durata una trentina d’anni raccontata con orgoglio e presunzione sui giornali dai protagonisti stessi più che mai attivi sotto gli occhi affettuosi e teneri degli amministratori statali. Si vedranno premi e targhe.
Foglio risalente al 2009, vagante tra i nembi del web italiano, fratello di altri messaggi
suggeriti dagli scritti visionari ostentati dalla creatrice del festival.
Deregulation?
Facebook vi aspetta
filippobriccoli@libero.it
10….Una Rosa per te.