Immagini devozionali esclusive

IMMAGINI DEVOZIONALI

 Sommario
1 – Arma Christi. Dono a Papa Pio IX.
2 – IHS. Dono del Cardinale De Angelis alla Marchesa Giulia Colbert di Barolo – Torino.
3 – Flagelli di metallo, acuminati e laceranti.
4 – Gesù Bambino nel cuore. Manufatto simbolico.
5 – Gesù Bambino nel portinfante. Manufatto simbolico.
6 – Maria Maddalena. Quadro con immagine riprodotta a ricamo.
 7– Icona bizantina detta della “Passione”. 

1 – Arma Christi: le armi di Gesù Cristo.
Un dono per Papa Pio IX.
Produzione conventuale del 1860. Cm 11,7 x 7,2.

Lavoro di perfetto ritaglio/intaglio su carta rossa e bianca, con interventi di inchiostro color seppia.
Molti sono gli strumenti e i simboli che ci ricordano la passione e la morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo. In questa immagine tutti i più noti sono distribuiti sulla croce, emblema primario, che affonda le sue radici nell’amore salvifico di un cuore rosso allargato.
Da sinistra possiamo vedere, tenaglie e gallo su colonna attorniata da una corda, mano, lunga lancia con sferza, dadi a forma di croce, brocca d’acqua, chiodi, titolo della croce, calice della salvezza, corona di spine, canna palustre, spada di Pietro, borsa dei trenta denari, canna con spugna e flagello, scala e martello.
Tutti questi strumenti ritagliati su carta con straordinaria maestria  e  accuratamente rifiniti  con definizioni pittoriche  ad inchiostro, non sono incollati come d’abitudine,  ma sono delicatamente fissati sulla croce e sul cuore  mediante minuscole incisioni  e  stretti passanti rossi .
Sul verso una nota manoscritta a penna informa che il manufatto fu fatto da Suor Maria Germain della Concezione, Conversa del Buon Pastore di Malta il 20 febbraio 1860 e offerto a Sua Santità Pio IX «Fait par la petite soeur Marie Germain de la Conception, Touriere  du Bon Pasteur de Malte 20 fevrier 1860 et offert  a Sa  Sainté Pio IX.

JHS

2 – IHS Trigramma cristologico.
Trascrizione latina (con il sigma Σ trasformato in S) delle prime tre lettere
del nome di Gesù scritto in greco biblico: ΙΗΣΟΥΣ.

 Manufatto torinese degli anni ’60 del secolo XIX. Cm  11 x 8,2
Raffinato collage composto di piccoli elementi di paglia colorata incollati su carta. Rappresenta, entro cornice intarsiata, il Ss. Nome di Gesù unito *ai chiodi della Passione, circondato da corona di spine e ornato da serti di fiori.Sul retro è scritto con inchiostro color seppia: All’egregia Sig.a  Marchesa di Barolo, il Card. De Angelis Arciv.o di Fermo.
Si tratta di una mistica immagine donata dal Cardinale Filippo De Angelis (1793–1877) alla filantropa marchesa Giulia Colbert (1785–1864), moglie del marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo. Probabile gesto di omaggio e di gratitudine alla instancabile nobildonna, premurosa confortatrice dell’Arcivescovo di Fermo esiliato nel capoluogo piemontese dal 1860 al 1866.

 

3 –  Flagelli.
Produzione italiana, area cesenate,
secolo antico non precisatile. Cm 65 e cm 56.

Sono originali strumenti metallici di non facile reperibilità, usati fin dall’antichità nelle flagellazioni corporali, utilizzati successivamente anche come esercizi di espiazione penitenziale, discussi ma pure raccomandati in epoche diverse da grandi personalità della Chiesa come, per esempio, San Pier Damiani.
Gli elementi appuntiti sporgenti e pendenti dalle catenelle di ferro (filo spinato e stelline aguzze) sono estremamente acuminati e laceranti.

4 – Gesù Bambino nel cuore.
Produzione italiana, secolo XIX, seconda metà, cm 12,2 x 8,5.

Collage polimaterico manufatto.
Intaglio/ritaglio simmetrico su carta lavorata in doppio, leggermente variato in alcuni punti.
Lavoro dalle forti suggestioni teologiche, mistiche ed eucaristiche.
Il Bambino, su una linea trinitaria verticale che lo unisce al Padre per grazia dello Spirito Santo sotto forma di colomba, giace su un grande cuore intessuto di stelline (intaglio positivo) e di crocette (intaglio negativo) affiancato a sinistra e a destra da una croce e da un’ancora, metafore delle tre virtù teologali, nell’ordine carità, fede e speranza. Due colombe, le anime dei devoti (si veda lo stemma dei camaldolesi) bevono nei calici della vita il vino eucaristico richiamato dai grappoli d’uva sotto la punta del cuore.
Due scale invitano a un percorso di scambio infinito tra terra e cielo, cammino di perfezione ed elevazione, in attesa della Parusia (Παρουσία, termine greco neotestamentario che significa ”venuta gloriosa di Cristo alla fine dei tempi”).
Al vertice, Dio, Padre e Creatore, abbraccia l’universo continuamente inondato dalla Grazia divina che santifica ed aiuta le umane creature a salire alla Gerusalemme celeste.

5 – Gesù Bambino nel portinfante
adorato da due angeli e da due colombe.

Adorazione perpetua.
Collage polimaterico manufatto. Produzione italiana probabilmente conventuale del secolo XIX, cm 12 x 6,8.
Carte colorate e dorate, seta policroma, passamaneria  di carta dorata e goffrata.
Il portinfante ben lavorato in doppio è intagliato/ritagliato a mano e.punzecchiato a punta d’ago. La testina ritagliata da una  incisione e colorata a mano, spicca al centro di un ornato rosone. L’aureola del Bambino è di carta  dorata e ritagliata.

6 – Fides Salvam Fecit: La Fede ti ha salvata.
Provenienza conventuale Italiana, secolo XIX?, cm 31 x 23,5 (misure del tessuto).
Quadro ricamato su seta riproducente S. Maria Maddalena di Carlo Dolci.

Effigie di Santa Maria Maddalena: nimbata ed elegantemente vestita (merletti, broccati, pelliccia, perle) regge in mano il vasetto dell’olio profumato. L’immagine è ricamata con filo nero su tessuto di seta naturale, come pure è ricamato a mano il versetto lucano che fa da titolo Fides salvam fecit (La Fede ti ha salvata), (Lc 7,50).  Questa importante figura di donna  – considerata in ambito imperiale bizantino come isapostolo (ἰσαπόστολος) cioè uguale agli Apostoli – la troviamo tra le pie mirofore (portatrici di aromi) accorse alla tomba di Gesù per imbalsamare il corpo, ignorandone la Resurrezione.
Con questo ricamo di solo ago e filo, unico nel suo genere, un anonimo grande Artista è riuscito a realizzare un vero capolavoro dalle impensabili carezze pittoriche, dai plastici rilievi e dalle morbide rotondità, esaltate da magistrali chiaroscuri. Un capolavoro che riproduce  fedelmente in bianco e nero la famosa Santa Maria Maddalena del  pittore fiorentino Carlo Dolci (1616-1686) conservata nella Galleria  Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.

7 – Icona della Madre di Dio “Strastnàja” o della Passione.
In Italia più nota come Madonna del “Perpetuo Soccorso”. Cm 40 x 31 x 3,5

L’icona del tipo Odighitria è molto diffusa nell’oriente bizantino; ma esemplari pregevoli si trovano in molti musei e in molte chiese d’oriente e d’occidente. Il titolo che precisa il significato della raffigurazione, si trova nella zona alta, sopra l’aureola della Madonna, inciso sulla tavola lignea in caratteri cirillici, antichi e ornati.
La Ss. Madre del Perpetuo Soccorso appare a mezzo busto in posizione frontale. Con la mano sinistra regge il Bambino, con la destra lo indica e gli stringe le piccole mani.
Ai lati del suo capo nimbato due angeli mostrano un lino (simbolo del sudario della Passione o del velo della Veronica), protetto da una stoffa che ne evita, con grande rispetto, il contatto diretto.
Il nimbo della Beata Vergine è inciso sul legno, ornato all’interno da archi acuti circondati da un sottile bordo punteggiato.
Ai lati del nimbo e al di sopra degli angeli, sono incise in lettere greche entro due cornicette rettangolari anche le note sigle (digrammi) MP ΘY, contrazione delle parole Μήτηρ τοῦ Θεοῦ che significano “LA MADRE DI DIO”, detta anche Theotókos (Θεοτόκος).
Le stelle dipinte sul capo e sulle spalle della Vergine (visibili due su tre) indicano la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto.
Il Bambino Gesù, col volto timoroso, volge uno sguardo consapevole verso l’angelo destro, mentre con le piccole mani stringe con tanta forza la destra della Madre da lasciare le impronte delle piccole dita sul dorso della mano materna . Il volto adulto è improntato a grande maturità, quale si addice a un Dio eterno. Nobili le sue vesti: manto rosso (segno della sua divinità) sopra la tunica blu che appare sulla spalla sinistra (segno della sua umanità assunta alla nascita). Il nimbo liscio è tutto dorato, delimitato da un doppio cerchietto punteggiato.
La Madonna guarda fissamente un punto imperscrutabile, pensierosa e turbata in cuor suo dalla dolorosa profezia di Simeone che le ha annunciato il piano misterioso della Redenzione culminante nella Passione del Figlio, Passione condivisa dalla Madre stessa  trafitta nel cuore da una spada.
Ella indossa un ornato maphorion, manto femminile color porpora (il colore della regalità, della divinità alla quale ella si è eccezionalmente e misteriosamente accostata) che le scende dal capo lasciando intravedere la sottostante cuffia e la veste di colore blu (segno della sua umanità).
Lo sfondo dell’icona e la larga cornice dorata, simbolo della luce eterna, danno risalto soprannaturale ad una iconografia complessa e significativa che coinvolge per la misteriosa espressività, per la fisicità delle figure e la sicurezza delle linee esaltate da un’arte cromatica sicura e raffinata anche nei particolari.
La cavità centrale della tavola lignea dà maggior risalto al bordo alto a forma di cornice spaziosa e naturale, alleggerita da motivi floreali e geometrici, tutta in oro come il fondo, luce del cielo.
Con la sua duplice denominazione, la bella immagine della Madre di Dio Strastnàja ci ricorda la centralità salvifica della Passione di Cristo e di Maria, affiancata dalla soccorrevole mediazione della Vergine, Madre di Dio e Madre nostra.
L’icona è festeggiata il 13 agosto e la sesta domenica dopo Pasqua.
F. B.

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