PUBBLICAZIONI
Indice
1 – Gli incunaboli e le cinquecentiste del Seminario arcivescovile di Ravenna (Archivio arcivescovile compreso). Copertina.
2 – F. Briccoli e A. Alpi: Pieve del Thò. Ieri, oggi, domani. Copertina.
3 – F. Briccoli: L’ornamento dell’anima… La Collezione Filippo Briccoli. Copertina.
4 – F. Briccoli: Ricordo di nonna Rideau.
5 – F. Briccoli: Pia Tassinari. Una vita per il canto. Copertina.
6 – Bollettino dantesco 2021: Il Transito di Dante Alighieri.
7 – Ezio Pinza, Dantis Poetae vox.
8 – Ezio Pinza (1892 – 1957).Autografo romagnolo del 1921.
9 – F. Briccoli: Bollettino dantesco 2020; Dante incorona Monti.
10 – La papirografia: Dante Alighieri incorona Vincenzo Monti.
11 – Una possibile lettura dell’artistica scena poetica Dante incorona Monti.
12 – Una mia petunia.
1 – Gli incunaboli e le cinquecentinte del Seminario Arcivescovile di Ravenna
compresa l’Appendice riguardante l’Archivio Arcivescovile di Ravenna.
(Longo Editore, 2003)
2 – La Pieve di S. Giovanni Battista in ottavo
chiesa matrice più che millenaria nella vallata brisighellese del fiume Lamone.
(Edizioni Moderna, 2011)
3 – L’ornamento dell’anima…,
Sulla copertina un canivet che ricorda con arte raffinata un felice evento della famiglia Rideau del secolo Sei/Settecento.
L’intaglio decorativo che cinge e impreziosisce la miniatura, documenta la scuola di Lione.
(Montanari Editore, 2010)
4 – Ricordo di nonna Rideau
Produzione francese, scuola di Lione, secolo Sei-Settecento. Cm 13×10. Canivet. Intaglio su pergamena sottile.
Il titolo da me pensato è frutto di approfondite riflessioni su una frase manoscritta sul retro della pergamena da un nipote forse distratto a metà Ottocento: Souvenir de Ma grand Mère rideau de St Aubin de Luigné je l’ui eu dan l’anne 1856.
Tradotta alla lettera la locuzione appare piuttosto oscura: Ricordo di mia nonna tenda di St Aubin de Luigné, l’ho avuto nell’anno 1856». Se però si riflette che la parola rideau con l’iniziale maiuscola può diventare un cognome, tutta la scritta si illumina di chiara logicità: Ricordo di mia nonna Rideau di S. Aubin de Luigné, l’ho avuto nell’anno 1856.
Questa versione è avvalorata da una ricerca archivistica che ha accertato l’esistenza, nei secoli passati, di una famiglia Rideau a S. Aubin de Luigné, citata su un documento per la nomina di un suo membro, già proprietario dell’albergo de la “Boule d’Or”, a consigliere comunale di quella cittadina, località della Loira, non molto distante da Nantes.
Devo queste precisazioni alla squisita cortesia del Professore e Storico Jean-Jacques Chiron da me interpellato nel 2006, all’epoca sindaco di S.t Aubin de Luigné, prematuramente scomparso nel mese di febbraio 2012. È quindi probabile che il canivet possa ricordare un importante avvenimento forse nuziale, all’interno dell’antica famiglia Rideau che ha voluto poi essere ricordata in questa pergamena sotto forma di “Rideau e tenda” protettrice della sacra unione idealizzata nella raffigurazione.
La miniatura, sovrastata da imponente tenda decorata in oro e circondata da un motivo di dodici archetti dorati, lisci e peduncolati, è improntata a grande spiritualità. Sotto un baldacchino processionale frangiato scende, da uno squarcio di nubi fra voli di rondini, una bianca colomba raggiata con lingue di fuoco (simbolo dello Spirito Santo), nell’atto di effondere la grazia divina su due cuori vicini infiammati, al centro di un paesaggio agreste e idilliaco.
L’inconsueto, denso apparato floreale simmetrico che incornicia la miniatura comprova una inarrivabile arte incisoria, purtroppo anonima. Vi si leggono tulipani, garofani, melagrane, rosette e turgide palmette persiane dagli incantevoli petali cuoriformi, solcate internamente da minuscoli intagli esornativi in positivo e in negativo. Unitamente a stelline, archetti, frange, peduncoli, dentelli, scanalature, nervature, compongono un meraviglioso tappeto dagli arabescanti lineamenti e dai fascinosi chiaroscuri.
5 – Pia Tassinari, soprano/mezzosoprano. (1903-1995)
Una Memoria affettuosa della sua Vita e della sua Arte
In copertina: la ‘sua’ Carlotta coprotagonista dell’opera Werther di J. Massenet.
(Claudio Nanni Editore, 2017)
6 – Dantis Poetae Transitus
L’articolo ricorda Ezio Pinza che a Ravenna prestò la sua ieratica voce di basso
al sommo Poeta Dante Alighieri spirante nel poema sinfonico–vocale Dantis Poetae Transitus di Licinio Refice.
7 – FILIPPO BRICCOLI
Ezio Pinza, Dantis Poetae vox
Per il sesto centenario della morte di Dante Alighieri l’evento musicale più eclatante ideato a Ravenna fu il Dantis Poetae Transitus, poema sinfonico vocale del M° don Licinio Refice sul testo di Giulio Salvadori, rappresentato in prima assoluta il 13 settembre 1921 nella basilica di S. Apollinare Nuovo1. Autorità e celebrità accorsero alla suggestiva inaugurazione insieme a un foltissimo pubblico che condivise gli estremi palpiti del Transitus, armonicamente rievocati da Refice nell’antica basilica, in memoria e glorificazione di un 13 settembre ormai lontano sei secoli: tutti del pari commossi dall’intensa rievocazione delle ultime ore dell’esausto Poeta agonizzante presso gli ospitali Da Polenta, ed ivi raffigurato oppresso dal dolore dell’esilio quanto dall’addio alla vita e ai figli, raccolti accanto a lui. Finché, avvolto da un tessuto musicale pietoso nel dolore, vigoroso nell’affanno, dolce nella speranza, lo spirito dell’illustre morente, purificato e confortato, non apre le braccia al perdono e all’aiuto divino, con un’ultima fervida invocazione alla «Madre», che ne annuncia il glorioso trapasso.
All’esecuzione dello straordinario evento musicale presenziò pure un autorevole, profondo estimatore del M° Refice, il celebre direttore d’orchestra Arturo Toscanini che, non solo si immedesimò nell’attesissima composizione oratoriale, ma percepì anche il carisma del giovane cantante romano/ravennate Ezio Pinza (1892-1957), un artista di grande valore, che – affiancato dal soprano Marta Menazzi e dal tenore forlivese Giuseppe Paganelli – stava prestando al Sommo Poeta spirante la sua ieratica e vibrante vocalità di basso. Mentre, a proposito dell’autore del poema sinfonico, le cronache dicono che l’entusiasta e schietto Toscanini abbia così commentato:« sarebbe il più grande operista del nostro tempo, se non fosse per quella tonaca».
Pensando poi alla Scala dove stava facendo scorrere tutta la sua arte musicale, non esitò ad assicurarsi l’imponenza vocale e fisica di Pinza da utilizzare, pochi mesi dopo, nei Maestri Cantori di Norimberga e nel Boris Godunov.
Di don Refice invece, autore del poema sinfonico, le cronache dicono che l’entusiasta e schietto Toscanini abbia così commentato: «Sarebbe il più grande operista del nostro tempo, se non fosse per quella tonaca».
Di Pinza invece non esitò ad accaparrarsi la sua prestigiosa imponenza vocale e fisica per utilizzarla pochi mesi dopo nella sala del Piermarini nelle opere I Maestri Cantori di Norimberga, Boris Godunov (ruolo di Pimen), oltre che nella Nona Sinfonia di Beethoven e nella Debora e Jaele di Pizzetti.
Il celebre Basso era giunto nel ravennate con mesi di anticipo rispetto all’evento dantesco di settembre. Proveniente dal teatro Costanzi di Roma dove aveva già impersonato il Pimen del Boris lo troviamo a S. Alberto già il 19 maggio 1921, come si legge su una sua rara fotografia scattata a Milano, ma autografata e datata nella località ravennate, probabile ricordo del 1916 anno in cui a Milano nel Teatro Dal Verme il ventiquattrenne Pinza aveva cantato nella Forza del destino di Verdi e nel donizettiano Poliuto.
Il nostro cantante-attore sarebbe, insomma, divenuto in breve tempo uno dei più celebri divi del suo tempo, trionfando in tutti i più rinomati templi musicali del pianeta. Per restare in ambito romagnolo, basta rammentarne le quattro performance ravennati (concerto di inizio carriera del 1912, Transitus, Boris Godunov e Faust), compreso il boitiano Mefistofele faentino del 1924, benché Pinza avesse, in realtà, debuttato nel satanico personaggio due anni prima, al Teatro Goldoni di Bagnacavallo2.
1Su tale poema sinfonico vocale (a cui avrebbe fatto seguito, in quel settembre 1921, l’esecuzione, nella stessa basilica di S. Apollinare Nuovo, della Trilogia sacra del M° Giovanni Tebaldini) torna A. Cottignoli, «La più degna commemorazione di Dante». Francesco Balilla Pratella e le esecuzioni musicali ravennati del Secentenario dantesco, alle pp. 133-140 del presente «Bollettino dantesco» [NdR].
2Un debutto inequivocabilmente documentato dai registri di quel Teatro, ma ancora pressoché sconosciuto, ignorato com’è dalla ricca biografia del Pinza (Ezio Pinza. Una leggenda che non tramonta, Piove di Sacco, Art&print, 2008), a cura di Paolo Padoan e Davide Zanellato: né citato dallo stesso basso nelle sue memorie di vita e arte (Ezio Pinza-Robert Magidoff. Ezio Pinza: an Autobiography, New York – Toronto, Rinehart & Company, Inc., 1958), giuntemi dagli Stati Uniti nel 1981, autografate dalla figlia Claudia.
8– Ezio Pinza (1892–1957).
Autografo rilasciato a S. Alberto di Ravenna il 19-5-1921 (in attesa di preparare il Transitus)
su una foto ricordo del 1916
(Collezione Briccoli)
«Bollettino Dantesco», numero 10, settembre 2021
9 – Il Bollettino Dantesco 2020 celebra, in una nota, Dante Alighieri che incorona Vincenzo Monti.
L’articolo analizza la papirografia ottocentesca sottostante di Domenico Gamberini
10 – Dante Alighieri incorona Vincenzo Monti
La papirografia (intaglio/ritaglio manuale su un unico foglio di carta nera lucida)
è firmata a destra nell’angolo inferiore, dal M°. ravennate Domenico Gamberini.
Secolo XIX, prima metà. Cm 21 x 27,5
(Collezione Briccoli)
11 – Una possibile lettura della scena poetica Dante Alighieri incorona Vincenzo Monti.
12 – Un fiore per te.